Efficienza di Filtrazione e Resistenza al Flusso
La più alta Efficienza di Filtrazione, testata ad un flusso di 750 l/m e la più bassa Resistenza al Flusso, testata a Velocità di flusso di 14 l/s.
Progettiamo e realizziamo filtri per spirometria con diverse caratteristiche, per soddisfare le esigenze di ogni cliente
La prima prerogativa nello sviluppo e nella produzione, dei nostri filtri ed accessori per test di funzionalità respiratoria, è la qualità
Tutti i nostri prodotti sono realizzati, dalla progettazione alla produzione, in Italia con materie prime di grande pregio
I nostri filtri per test di funzionalità respiratoria sono progettati e prodotti per garantire massima efficienza e qualità
La più alta Efficienza di Filtrazione, testata ad un flusso di 750 l/m e la più bassa Resistenza al Flusso, testata a Velocità di flusso di 14 l/s.
Tutti i filtri MADA hanno, come confermano i test, materiale stabile fino alla scadenza del filtro, dichiarata sulla confezione.
La forma del boccaglio è molto confortevole per il paziente per dimensione, forma anatomica e “presa tra i denti” ed il filtro è abbastanza leggero per evitare problemi di “tenuta” al paziente.
Nella gamma di prodotti MADA sono presenti più di 30 adattatori che soddisfano l’esigenza di connettere il 100% degli spirometri esistenti.
Il confezionamento di tutti i prodotti è chiaro, leggibile e sicuro. Studiato per consentire di risalire ad una sicura identificazione e rintracciabilità.
Tutti i prodotti sono fabbricati in ITALIA e non in uno dei tanti paesi stranieri che notoriamente non danno garanzia di qualità
Oggi possiamo affermare che siamo l’azienda italiana leader nel settore dei Filtri per test di funzionalità respiratoria.
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CAMR (U.K.) e NELSON Laboratories (U.S.A.) hanno certificato la migliore qualità a livello mondiale dei filtri MADA
Siamo un’azienda certificata dall’Istituto Superiore di Sanità Classe lla – CE 0373 e UNI EN ISO 13485:2021
L’efficientamento totale della nostra catena produttiva ci consente di garantire prezzi altamente competitivi
Le malattie respiratorie sono la terza causa di morte
All’inizio dell’epoca romana, erano ancora i medici greci i veri protagonisti del progresso nella medicina, nelle opere, nell’insegnamento e nella pratica professionale.
I problemi che riguardano la Pneumologia furono affrontati nel secondo secolo, dopo Cristo, da Galeno (138-200), che fu il più grande medico dell’antichità dopo Ippocrate. Egli considerava Ippocrate, non solo un grandissimo maestro, ma quasi un Dio; Galeno condivise con Ippocrate la forza guaritrice della natura ed altri concetti. Galeno innestò la teoria umorale ippocratica sulla fisica aristotelica. Studiò e commentò le opere del “Corpus Ippocraticum” e Giuramento di Ippocrate.
Galeno era originario di Pergamo, in Asia minore, dove esisteva il famoso tempio di Asclepio, nacque in un’atmosfera greca e nella tradizione della medicina, nel 160 si trasferì a Roma ed ebbe successo poiché i medici romani erano incompetenti e lui, invece, suggeriva terapie corrette. Nel 164 scoppiò la peste e tornò a Pergamo. Ma tale era la sua fama che l’imperatore Marco Aurelio lo rivolle a Roma come medico, perché curasse anche la salute di suo figlio Commodo in tenera età. Tornò a Pergamo nel 193 e vi rimase fino alla morte avvenuta nel 200.
Galeno elaborò uno schema di processi vitali strutturato su verità biologiche e in parte su congetture incoerenti. Questo sistema fisiologico ha dominato incontrastato fino al Medioevo. Immaginava che il corpo umano fosse dominato da tre organi: fegato, cuore, cervello. Questi organi sono, per Galeno, la sede e i centri di diffusione del “pneuma”.
Galeno per primo tentò di misurare i volumi respiratori. Per farlo si avvalse di un ragazzo al quale fu richiesto di respirare all’interno di una vescica di animale.
Pertanto, secondo Galeno, il cuore è il centro del calore. L’aria della respirazione polmonare alimenta il calore e lo mantiene in una corretta combustione. Se l’aria eccede, la combustione aumenta e il calore diventa febbre; se invece l’aria è scarsa, il calore diminuisce, si spegne e la vita finisce.
Se Galeno avesse avuto le possibilità “dissettorie” di cui godettero gli anatomisti del Rinascimento, la sua sarebbe stata una anatomia tecnicamente perfetta. Egli visse in un’epoca in cui una legislazione “ottusa” vietava non solo di fare dissezioni ma perfino di attardarsi ad osservare un cadavere che, casualmente, fosse stato trovato. Pertanto si dovette accontentare di dissezionare animali.
La storia di questa disciplina (pneumologia) cominciò con la scoperta della circolazione sanguigna polmonare. Anticamente Galeno aveva teorizzato che il sangue raggiungesse la parte sinistra del cuore passando attraverso piccoli pori e subisse poi il processo di ossigenazione. Tuttavia la scoperta del circolo sanguigno polmonare ci fu grazie all’anatomista fisiologo Ibn Al-Nafis (1210-1288) che nel 13°secolo descrisse per la prima volta il circolo del sangue attraverso l’arteria polmonare, la sua ossigenazione una volta raggiunti i polmoni, ed il ritorno fino al cuore per essere distribuito a tutti i tessuti dell’organismo.
Tuttavia la specialità medica venne riconosciuta solamente nel XX° secolo da: William Welch (1850-1934) esperto in batteriologia con attenzione ai problemi del respiro e da William Osler (1849-1919) uno dei padri della medicina moderna. Essi sono considerati i pionieri della specialità.
Per secoli lo “ipse dixit” di Galeno ha dominato la mente degli studiosi che non osarono mai contraddire totalmente la sua dottrina.
Il primo a contraddire Galeno attraverso l’osservazione anatomica fu Mondino de’ Luzzi (1270-1326) Università di Bologna. Poi non lo fece nessuno fino a Galileo Galilei (1564-1642) che lo contestò con il metodo scientifico.
Prima di Harvey altri medici italiani misero in dubbio l’idea che la produzione del sangue avvenisse a livello del fegato e che il sangue scorresse solo nelle vene, mancavano però pubblicazioni scientifiche che fece William Harvey (1578-1657) nel 1628 Università di Padova, insegna il metodo sperimentale, scoperta importante nella storia della Medicina.
Si deve arrivare a Lavoisier (1743-1794) ed al suo lavoro “Premiere mémoire sur la respiration des animaux” perché si arrivi a coniare il termine Spirometria.
La svolta si ha con John Hutchinson (1811-1860), nel 1844 che inventò lo spirometro, a campana calibrata e coniò il termine di Capacità vitale. John Hutchinson calcolò i primi valori teorici di capacità vitale e dimostrò che una riduzione della capacità vitale poteva indicare una malattia polmonare.
La più vecchia misura di volumi polmonari è attribuita al fisico, fisiologo, matematico e astronomo Giovanni Alfonso Borelli (1608-1679) e a Marcello Malpighi (1628-1694) che ha utilizzato il microscopio di Galileo nel 1661, fu la prima segnalazione della barriera alveolo-capillare.
Poi seguirono:
Nel 1947 è con Tiffenau e Pinelli che la misura dei volumi polmonari fa un passo avanti. Nel 1954 a Parigi la CPUE fu rimpiazzata da VEMS = volume expiratoire maximum (maximal) seconde. Nel 1955 in Lussemburgo il termine VEMS fu accettato.
Ultime acquisizioni scientifiche:
Nel marzo del 1989 viene presentato il primo Filtro per Spirometria da Pall Corporation.